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Associazione Malik

Empatia e resilienza: il volontariato di Alexandra in Lituania

Alexandra si trova invece a metà del suo percorso a  Vilnius. Si è trasferita in Lituania da quasi sei mesi ed è pienamente coinvolta nelle attività dell’associazione ospitante.

Il suo progetto prevede l’organizzazione di attività e iniziative dedicate ai migranti. Ci racconta dell’importanza della conoscenza delle lingue, di come affronta ogni giorno diverse situazioni difficili e di come, nonostante tutto, molte delle persone con cui lavora riescano a vedere il lato positivo in ogni cosa che accade loro.

leggi di più sotto:

“Il progetto si sta rivelando molto arricchente, soprattutto dal lato umano, ma anche senza nascondere quanto può essere anche emotivamente difficile o pesante alcune volte.
Le mie mansioni si dividono tra l’ufficio di Vilnius, cioé il centro per l’integrazione di Stranieri, e il campo per rihgiedenti asilo e rifugiati a Pabrade, vicino Vilnius. A Vilnius mi occupo soprattutto di aiutare con la burocrazia, promuovere eventi sui social media, oltre a organizzare lezioni di inglese per persone rifugiate, con cadenza settimanale, sotto forma di club di conversazione in lingua inglese. Pian piano inizierò anche a organizzare degli eventi di comunità e aiutare con la redazione di progetti.
A Pabrade, invece, il lavoro é piú direttamente a contatto stretto con le persone: so tratta di dare assistenza umanitaria a chi arriva, aiutando con la distribuzione di vestiti, o organizzare momenti insieme per le persone che si trovano nel campo, attraverso giochi da tavolo, cucinando insieme o semplicemente passando tempo insieme e parlando di come stanno. Lo scopo è quello di essere una presenza amica, semplicemente di passare del tempo con queste persone che hanno tanto bisogno di umanitá e di essere trattate da essermi umani e trovare supporto, trovandosi in una situazione molto difficile e spesso per loro incomprensibile.
È di grande aiuto lí che io parli sia russo che francese, non solo perché (assieme alla conoscenza dell’inglese) ciò mi permette di interagire con la maggior parte delle persone richiedenti asilo, che provengo da moltissimi paesi del mondo (tra cui Centro Asia, Medio Oriente e diversi paesi dell’Africa, oltre a Bielorussia, Russia e Ucraina), ma anche perché spesso faccio da ponte, cioé interprete, tra i lavoratori del sociale che lavorano nel campo e parlando russo e le persone migranti, o anche tra le persone migranti stesse, aiutandoli a creare legami tra loro e un senso di comunità interno al campo. È questa la parte del mio volontariato che piú mi sta dando soddisfazione, permettendomi di sentirmi utile e aiutare persone relegate ai margini della societá, anche semplicemente mostrano loro un volto umano e amico. La trovo un’esperienze di enorme valore per me in quanto essere umano, in quanto mi mostra quotidianamente quanto poco serva per dare sollievo a persone in difficoltà e quanto sia importante il semplice esserci per loro e dare ascolto alle loro storie ed esperienze, così spesso tragiche. Nella semplice condivisione, spesso, c’è modo di trovare un po’ di pace interiore.

Altra cosa che continua a sorprendermi, soprattutto nel campo di Pabrade, è quanta gioia e positività riescano ad emanare e condividere tutti i giorni queste persone migranti, che si ritrovano in una situazione davvero difficile (ovvero chiusi in un campo che è in sostanza una prigione da cui non posso uscire, in attesa dell’approvazione della richiesta di asilo). Eppure spesso affrontano il peggio con un sorriso, chiedendoti come stai tu, scherzando e ridendo insieme davanti a una partita a carte.
Non dico che sia tutto positivo, che manchino i momenti davvero difficili, soprattutto quando qualcuno rischia di essere deportato o ti racconta di non vedere la propria famiglia da anni. Ma c’è spesso un modo di affrontare la vita che è molto diverso dal nostro, piú genuino per cosí dire, che trova un ragione per sorridere nelle piccole cose, e grande gioia nella condivisione.”