Una nuova esperienza all’estero, nuove impressioni, e forse una nuova fonte d’inspirazione per tutti voi!
Alessia ha trascorso solamente 4 mesi in Portogallo, ma la carica emozionale e il bagaglio di competenze acquisite hanno superato tutte le aspettative che aveva all’inizio. Questo conferma quello che vi abbiamo detto più di una volta, ovvero che un progetto di volontariato può essere una “LIFE CHANGING EXPERIENCE”
Non ci dilunghiamo oltre ma vi facciamo leggere quello che ci ha raccontano Alessia:
“La mia esperienza di volontariato in Portogallo con i Corpi Europei di Solidarietà è da poco giunta al termine, e io non potrei sentirmi più appagata.
Se guardo indietro alla me che quattro mesi fa toccava per la prima volta il suolo portoghese, mi sembra tutto al contempo così lontano e così vicino, quasi come se non riuscissi a spiegarmi come abbia potuto condensare così tante esperienze in un così breve lasso di tempo.
Insoddisfatta di ciò che stavo facendo in Italia, sono arrivata a Barcelos con un bagaglio carico di paure e incertezze, ma anche di tante aspettative, curiosità e una voglia irrefrenabile di abbracciare la novità e aprirmi a una nuova realtà, mettendo tutta me stessa a disposizione del prossimo.
L’impatto con questo nuovo contesto è stato una valanga di emozioni che, se devo essere sincera, in alcuni momenti, seppur fulminei, mi hanno messa a dura prova, tanto da farmi dubitare della mia capacità di portare a termine il percorso iniziato. Infatti, nonostante non fosse la mia prima esperienza all’estero, è stata la prima volta in cui mi sono trasferita in un paese di cui non conoscevo la lingua e la difficoltà incontrata inizialmente nel comunicare con le persone del posto mi è apparsa enorme. Svolgendo buona parte delle attività in un centro ricreativo per anziani (che parlavano solo portoghese) mi sono sentita spaesata, non potendo esprimermi al cento per cento. Eppure, dopo lo smarrimento iniziale, qualcosa è cambiato e ho portato a casa la prima lezione di questa esperienza: non esistono barriere insormontabili. Quando c’è la volontà di trasmettere il proprio affetto, di far sentire la propria presenza, un modo si trova sempre. Nonostante l’ostacolo linguistico sono riuscita a costruire un bel rapporto con gli anziani che, in poco tempo, si sono guadagnati un posto nel mio cuore, tanto da farmi sentire come una nipote acquisita. Porterò sempre con me il ricordo dei pomeriggi passati a giocare a Domino, a cantare, o semplicemente ad ascoltarli raccontare le loro avventure che, dopo un mese, sono finalmente riuscita a capire! L’affetto dimostrato da parte loro è stato fondamentale, specialmente nei momenti in cui sentivo che la mia presenza lì non fosse necessaria, perché la maggior parte del lavoro veniva svolto dalle assistenti sociali. Eppure, un sorriso, un abbraccio o un semplice “Obrigada” erano sufficienti a ricordare che anche il solo fatto di essere lì faceva la differenza nella loro giornata.
Tra le attività più gratificanti che ho svolto durante il progetto ci sono sicuramente le donazioni di cibo, vestiti, libri scolastici a chiunque ne avesse bisogno. Vedere la gratitudine negli occhi di chi riceveva mi dava un senso di appagamento inspiegabile. Grazie all’Ong SOPRO, ho potuto partecipare anche all’organizzazione di raccolte fondi, campagne di sensibilizzazione sui diritti umani nelle scuole e progetti di vario tipo, che mi hanno permesso di vedere dall’interno quanto il lavoro dei volontari sia importante e quanto faccia la differenza per l’intera comunità.
Quella appena trascorsa è stata una delle esperienze di vita che più mi hanno cambiata. Ho potuto acquisire diverse competenze tanto sociali quanto professionali. Ho migliorato le mie capacità comunicative, adattandole a gruppi diversi e andando oltre la semplice comunicazione verbale. Ho sviluppato la mia capacità di adattamento e flessibilità, lavorando in un contesto dinamico in cui le risorse erano spesso limitate e i piani cambiavano frequentemente. Per quasi quattro mesi ho vissuto con altre volontarie provenienti da cinque nazioni diverse che, nonostante gli otto anni di differenza, sono diventate la mia famiglia e con cui ho condiviso momenti indelebili. Attraverso gli occhi e le parole di ognuna di noi, abbiamo potuto viaggiare e scoprire le nostre culture, ed è stato bellissimo.
Grazie a questo progetto, ho scoperto che essere una volontaria non significa solo aiutare gli altri, ma anche stabilire con loro una profonda connessione che va oltre la materialità, significa migliorare, scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo e riscoprire se stessi.
Ho imparato che, per quanto possa fare paura, a volte è fondamentale lasciare il certo per l’incerto, avventurarsi nell’ignoto e scoprire che cosa può riservarci, perché è proprio in queste occasioni che la vita si rivela in tutte le sue sfaccettature e la sua imprevedibilità, smentendo tutte le statistiche, abbattendo le barriere e i confini che ci ingabbiano.
I Corpi Europei di Solidarietà rappresentano una grande opportunità per mettersi in gioco, partire alla scoperta di un nuovo Paese, una nuova cultura, una nuova lingua, acquisire nuove competenze importanti anche a livello professionale, conoscere persone da tutta Europa, sentirsi parte di una comunità. È un’esperienza che consiglierei a ogni giovane: che tu abbia appena finito la scuola, l’università, che sia insoddisfatto del tuo lavoro o che abbia semplicemente voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, il volontariato potrebbe essere la scelta giusta. Che tu abbia 18 o 30 anni, non è mai né troppo presto né troppo tardi…è solo il momento giusto!”











